L’IMPATTO DELL’IMMIGRAZIONE SULL’ECONOMIA
Da www.vita.it
di Monica Straniero 15 settembre 2015
Secondo l’agenzia Bloomberg, entro il 2020, ci vorranno 42 milioni nuovi europei per sostenere il sistema di welfare e pensionistico del Vecchio Continente. Un’efficace politica d’immigrazione può contribuire a mantenere la dimensione della forza lavoro in quei settori in declino e garantire la crescita di quelli ad alto sviluppo, grazie all'aumento della migrazione di manodopera qualificata che caratterizza i flussi degli ultimi anni
Nei giorni scorsi la cancelliera Merkel aveva più volte ribadito che i tedeschi non possono farcela da soli, invitando gli altri paesi europei a dotarsi di una politica sull’immigrazione in grado di garantire una distribuzione equa dei costi di un’emergenza che riguarda tutta l’Europa. Una spesa di circa sei miliardi di euro quella che la Germania ha deciso di stanziare per accogliere i richiedenti asilo. Come leggere questa svolta dopo messi di silenzi e tentennamenti? La Germania, insieme all’Italia e al Giappone, è tra i paesi super aged, vale a dire almeno un abitante su cinque ha già compiuto 65 anni, e quindi ha bisogno di rifugiati siriani altamente qualificati per contrastare il calo demografico e l’invecchiamento della sua popolazione. In sostanza la Germania ha ben capito che nel giro di quattro o cinque anni, i benefici economici per la propria economia potranno superare i costi necessari per facilitare l’assorbimento della nuova forza lavoro. Ma è l’intera Europa ad essere preoccupata del cambiamento demografico. Secondo l’agenzia Bloomberg, entro il 2020, ci vorranno 42 milioni nuovi europei per sostenere il sistema di welfare e pensionistico del Vecchio Continente.
Insomma Immigration is good for Economy, tanto per citare uno studio rilasciato dall’Ocse nel maggio 2014, dal quale è emerso che negli ultimi dieci anni gli immigrati hanno riempito il 70% di tutti i nuovi posti di lavoro creati in Europa e il 47% negli Stati Uniti. Ci sono altri elementi che l'OCSE considera importanti per rispondere alla domanda se l'immigrazione è più un vantaggio o un peso. Gli immigrati pagano più tasse e contributi previdenziali di quanto non ricevano dal welfare nazionale, questi ultimi nella forma di sussidi di disoccupazione, pensioni, o altre prestazioni sanitarie. Sempre l’Ocse ha calcolato per l’Italia una spesa sulle pensioni per gli stranieri pari solo al 0,2 per cento. Mentre secondo la Fondazione Leone Moressa, che in Italia si occupa di calcolare i costi e i benefici dell’immigrazione, nel 2014 il contributo fiscale degli immigrati ha superato i benefici sociali per quasi 4 miliardi di euro. Per cui, anche in presenza di forti ambiguità nei criteri di valutazione dell’impatto dell’immigrazione sulle finanze pubbliche,
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