LA LOGICA DELL'EMERGENZA NON PASSA MAI, MA PRODUCE SPRECHI CHE SI POTREBBERO EVITARE
di Filippo Miraglia (Arci)
Il Manifesto, 10 novembre 2015
Profughi. Una migliore organizzazione potrebbe far risparmiare allo Stato centinaia di milioni.
Il sistema d'accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati in Italia è caratterizzato, oramai da 5 anni (dalla cosiddetta Emergenza Nord Africa) da un modello stabilmente emergenziale che produce molti effetti negativi e soprattutto non garantisce risposte che rispettino la dignità delle persone, lasciando al caso la possibilità di incrociare nel proprio percorso strutture adeguate e operatori competenti.
A metà ottobre 2015 erano circa 99mila le persone ospitate in strutture d'accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati finanziate dallo Stato. Di queste 71mila circa (il 72% del totale) sono ospitate nei CAS (Centri d'Accoglienza Straordinari), gestiti dalle prefetture attraverso convenzioni con organizzazioni private (non profit, ma molte profit) che spesso sono operatori turistici o organizzazioni prive dell'esperienza necessaria. Questi 71mila posti letto si trovano in 3090 centri di accoglienza, molto diversi tra loro (piccoli, grandi e i c.d. HUB), i cui gestori devono rispettare quanto prescritto dalle convenzioni, ma restituiscono alle prefetture solo una fattura e delle relazioni periodiche, senza nessun altro controllo definito.
22mila persone circa sono invece ospitate in 430 progetti Sprar (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati), gestito dai comuni in convenzione con organizzazioni sociali di comprovata esperienza. La rete Sprar è coordinata dal Servizio Centrale, che risponde all'Anci. Questa rete garantisce standard uguali in tutta Italia, vi si accede attraverso un bando nazionale (rivolto ai comuni) e prevede controlli periodici e una rendicontazione dettagliata delle spese.
Due modelli molto diversi, che prevedono servizi, competenze, controlli e procedure diverse e che danno risultati diversi.
Ci sono poi 13 grandi centri governativi (Cara) per circa 7000 posti, anche questi gestiti da organizzazioni private, generalmente non profit, con esperienza, che forniscono i servizi previsti dalla convenzione, con obbligo solo di fattura e relazioni periodiche, senza rendiconti dettagliati sulle spese. L'approccio emergenziale ha determinato la prevalenza di strutture d'accoglienza reperite e gestite in regime straordinario,
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