RIFUGIATI: VERTICI, VOTI E FRONTIERE MILITARIZZATE, LA UE NEL PANICO
di Anna Maria Merlo
Il Manifesto, 18 settembre 2015
Crisi europea. Vertice straordinario il 23, il 22 c'è la riunione dei ministri degli Interni. L'Europarlamento approva il progetto di redistribuzione di 120mila profughi. L'Ungheria diventa modello, la Bulgaria militarizza il confine con la Turchia.
Convocazione di Consigli e voti con procedura d'urgenza alla Ue, nell'affanno di cercare una soluzione alla crisi dei rifugiati, mentre sul terreno prosegue a grandi passi la chiusura delle frontiere. Donald Tusk, presidente del Consiglio Ue, ha convocato per il 23 settembre un vertice straordinario dei capi di stato e di governo. La vigilia, ci sarà la riunione, già prevista, dei ministri degli Interni, che dovranno sminare il terreno e trovare un'intesa sulla redistribuzione di 120mila profughi, dopo aver fallito all'incontro del 14 settembre. Ieri, il parlamento europeo, con un voto fast track ha approvato la proposta della Commissione, senza emendamenti, con 370 voti a favore, 134 contrari e 52 astensioni.
La Commissione si è rallegrata per la "reattività" dell'Europarlamento: "la via è ormai aperta perché il Consiglio Interni adotti la nostra proposta". Ma resta il fatto che Ungheria, Repubblica ceca e Slovacchia rifiutano di partecipare alla ripartizione e la Polonia resta reticente. La Danimarca è disposta ad accogliere mille profughi, ma senza partecipare alle quote. Poi ci sarà un altro voto dell'Europarlamento, una volta che i ministri degli Interni avranno approvato il "meccanismo" di ripartizione (con un sistema di ponderazione: la grandezza de paese vale per il 40% nel calcolo come il pil, pesano invece il 10% la presenza di richiedenti asilo precedenti e il tasso di disoccupazione).
Il progetto della Commissione prevede un finanziamento di 6mila euro per profugo accolto e 500 euro a testa per i paesi - Italia, Grecia e Ungheria - "beneficiari" della redistribuzione. L'Ungheria, però, continua a rifiutare e l'Alto commissario Onu ai diritti uman, Zeid Ràad al Hussein, l'accusa di violare "il diritto internazionale" con "posizioni xenofobe e anti-musulmane".
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