GUERRE, MURI, QUOTE, I TRE VELENI DELL'EUROPA
di Guido Viale
Il Manifesto, 25 settembre 2015
Unione. L'alternativa alla dissoluzione dell'Ue è l'abbandono dell'austerità e il varo di un piano per l'inserimento sociale e lavorativo di profughi, migranti e cittadini. I governi dell'Unione europea non avevano previsto le conseguenze del caos e delle guerre che hanno generato l'attuale flusso di profughi. Hanno prevalso, ieri e oggi, cinismo e irresponsabilità. E gli ultimi vertici dell'Unione hanno preso o stanno per prendere tre decisioni miserabili: fare la guerra agli scafisti, preludio all'estensione del fronte di guerra a tutta la Libia e oltre; rendere le frontiere esterne dell'Unione impermeabili ai profughi (lo esige il premier ungherese Orban); imporre quote obbligatorie di profughi a tutti gli Stati membri, come se ci fosse da spartirsi un carico di emissioni o di materiali inquinanti, e non persone al culmine delle loro sofferenze. Ma l'accoglienza è un'altra cosa, richiede rispetto, dignità, diritti, e poi anche casa, lavoro, istruzione e tutele, cose per cui la Commissione non prevede né standard comuni né stanziamenti. La guerra agli scafisti libici è un alibi, un'infamia e un crimine.
È un alibi: si vuol far credere che le maniere forti possano sostituire l'accoglienza che non c'è. E per ridimensionare i flussi - e risolvere la questione - si conta di accogliere i rifugiati (quelli che provengono da paesi "insicuri", in guerra) e di respingere i migranti (quelli che provengono da paesi definiti "sicuri"). Anche Prodi ha ricordato che nessuno Stato dell'Africa - e meno che mai Iraq, Afghanistan o Kurdistan - è sicuro; e anche il ministero degli esteri avverte i turisti che tutti i paesi da cui provengono i migranti non sono sicuri. Se in tanti rischiano morte e violenza per fuggire dal loro paese è perché là non possono più vivere.
È un'infamia, perché nasconde il fatto che se venissero approntati corridoi umanitari per permettere a chi fugge di raggiungere in sicurezza l'Europa, gli scafisti di mare e di terra non esisterebbero e si sarebbero evitate decine di migliaia di morti. È un crimine, perché fermare gli scafisti in Libia (nessuno, però, ha proposto di bombardare quelli della Turchia, altrettanto spietati), posto che sia fattibile, significa ricacciare i profughi nel deserto, condannandoli ai tanti modi di morire a cui si erano appena sottratti.
D'altronde gli hotspot pretesi da Junker e Angela Merkel in cambio delle quote di rifugiati da smistare in Europa sono la menzogna con cui si intende dimezzare il numero da accogliere,
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