ACCOGLIENZA, TUTTO QUELLO CHE L'ITALIA PUÒ GIÀ FARE DI Luigi Manconi
Rapidità nell’asilo, reinsediamenti e visti a distanza...
AVVENIRE  martedì - 08/09/2015
Di Luigi Manconi*
Caro direttore,
nelle ultime settimane lo scenario europeo in materia di immigrazione e asilo appare profondamente mutato. Alcuni fatti di cronaca - i settantuno corpi senza vita nel camion
frigorifero e la foto del bambino siriano su una spiaggia turca-hanno sicuramente avuto un peso nella elaborazione delle nuove proposte da parte di Paesi europei. Prime fra tutte l'aumento delle quote di richiedenti asilo da ricollocare nei diversi Stati membri (160mila rispetto ai precedenti 32mila) e l'obbligatorietà della partecipazione al piano di distribuzione sul continente, pena il pagamento di una sanzione, destinato a un fondo per le spese dell'accoglienza. Un ruolo decisivo in questo cambio di rotta è stato svolto dalla Germania e dalla Francia. L’Italia, nonostante la sua posizione di Paese di frontiera, non è mai riuscita a dettare la linea, nemmeno quando ha presieduto il semestre europeo nel 2014. In quella circostanza, ha affidato tutte le proprie chance a una cauta attività negoziale e a prudenti iniziative. E tutto ciò si è rivelato drammaticamente inadeguato rispetto a fenomeni che - a ragione, per una volta - possono definirsi epocali. Fenomeni che se letti alla luce degli indicatori demografici, anche i più elementari, appaiono dirompenti. E addirittura esplosivi per Italia. L'Europa è il continente che sta invecchiando con più rapidità: nel 2050, il 34% dei cittadini europei avrà superato la soglia dei sessant'anni. E già ora, in Italia, un abitante su cinque si trova nella fascia oltre i sessantacinque. La previsione è che, entro 10 anni, supererà quella soglia un italiano su 4. In estrema sintesi, si può dire che quella italiana è una comunità nazionale in via di estinzione. Di conseguenza, com'è possibile parlare di politiche per l'immigrazione senza tener conto di questi dati strutturali? E com'è possibile ascoltare gli allarmi contro "l'invasione", senza avvertire la tentazione di replicare: almeno davvero ci invadessero. Da qui, dalla constatazione di una decadenza in atto - demografica, economica, sociale e culturale - deriva la necessità politica di una strategia finalmente capace di mettere in discussione lo status quo.
E invece, si è assistito a iniziative dei singoli Paesi, in direzioni non proprio convergenti. Gran Bretagna e Francia hanno firmato ad agosto un accordo a Calais per rafforzare le misure di controllo e sicurezza dell'Eurotunnel; la Germania ha deciso di farsi carico delle domande di asilo presentate dai profughi siriani, applicando in maniera "creativa" il regolamento di Dublino; ma Londra si è limitata a prevedere il reinsediamento di quindicimila siriani. Il rischio è che l'Italia si trovi presa alla sprovvista,
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