PROFUGHI IN EUROPA, TANTA DISINFORMAZIONE E POCHI DIRITTI
di Bernard-Henri Lévy (traduzione di Rita Baldassarre)
Corriere della Sera, 26 agosto 2015
La maggioranza scappa da dittature e violenze. Noi fatichiamo a capirlo e rischiamo di indirizzarli verso una marginalità che può diventare criminale.
In Europa, il dibattito sulla questione dei migranti sta via via assumendo connotazioni demenziali. Abbiamo cominciato costruendo un concetto contenitore, un mostro giuridico, ovvero "i" migranti, che non ha alcun senso e tende anzi a cancellare una differenza che sta al centro del nostro Diritto, oltretutto essenziale, tra immigrazione economica e politica, ovvero tra i rifugiati spinti dalla povertà e quelli scacciati dalla guerra, tra la famosa e universale "miseria del mondo" di cui nessuna società, per quanto solidale e generosa, potrà mai farsi carico interamente, e i superstiti dell'oppressione, del terrore, dei massacri, verso i quali abbiamo invece l'obbligo di offrire ospitalità incondizionata, che si chiama diritto di asilo. Quando ci si mette d'accordo su questa distinzione, lo si fa soprattutto per affrontare un altro travisamento, e cioè quelle affermazioni ingannevoli che vogliono far credere all'opinione pubblica europea impaurita e sconvolta che tutti quegli uomini, donne e bambini, che hanno pagato migliaia di euro per il privilegio di imbarcarsi sulle carrette del mare che vediamo sbarcare a Lampedusa o sull'isola di Kos, appartengono alla prima categoria, mentre nell'80 per cento dei casi essi fanno parte della seconda: sono profughi che fuggono dalle dittature, dal terrore, dalla guerra, dal fondamentalismo religioso, dalla jihad anticristiana in Siria, Eritrea, Afghanistan, e che la legge ci impone di esaminare non in massa, ma vagliando ogni singolo caso.
Quando ci si metterà d'accordo e, cifre alla mano, non avremo altra soluzione che quella di ammettere che siamo davanti a gente che fugge, per la stragrande maggioranza, da persecuzioni mostruose e da morte sicura, allora innalzeremo - come ha fatto questa settimana il titolare della diplomazia russa - una terza cortina fumogena, affermando cioè che le guerre da cui fuggono i profughi sono le guerre in corso nei Paesi arabi da noi bombardati, mentre si tratta - sempre cifre alla mano - di un'immigrazione proveniente soprattutto dalla Siria, tra i Paesi arabi, dove né l'Europa né il mondo hanno voluto affrontare una guerra che avevamo il dovere di fare, in virtù del diritto internazionale, quando un dittatore pazzo, dopo aver sterminato 240 mila suoi concittadini, si è messo in mente di svuotare il suo Paese.
Abbiamo ancora ben impresso, grazie alle immagini e ai filmati televisivi, il mito di un'Europa-fortezza presa d'assalto da ondate di nuovi barbari mentre, se consideriamo il solo caso della Siria, non è verso l'Europa che si rivolgono di preferenza i profughi,
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