CAPORALATO, I SINDACATI: “RESPONSABILITÀ PENALI ANCHE ALLE AZIENDE CHE SFRUTTANO”
Le richieste di Cisl e Cgil in occasione del vertice di domani indetto dal ministro delle politiche agricole, Maurizio Martina. Priorità identiche, pareri diversi sui tempi. Sbarra (Cisl): “Servono strumenti legislativi di urgenza”. Mininni (Flai Cgil): “No a leggi d’emergenza”
da: www.agenzia.redattoresociale.it - 26 agosto 2015 -
ROMA – Migliorare la legge che riconosce il caporalato come reato penale andando a colpire anche chi se ne avvale e tutelando maggiormente le vittime. È quanto chiedono Flai Cgil e Fai Cisl al governo in vista del vertice di domani sul caporalato indetto dal ministro delle politiche agricole, Maurizio Martina. Dalla Cgil, la richiesta di misure certe, ma non d’urgenza. “In questo paese, molto spesso, quando succede qualcosa si parla sempre a misura d’emergenza pensando che si tratti di un problema che esiste solamente in quel momento – spiega Giovanni Mininni, segretario nazionale Flai Cgil -. Il caporalato, invece, è un problema che esiste da anni. Le leggi ci sono, vanno migliorate. Fare una legge d’emergenza no”. Per Mininni, occorre lavorare sulle leggi esistenti contro il caporalato. “La legge è abbastanza recente – ha spiegato -. Risale a quattro anni fa. Quella legge semmai andrebbe perfezionata laddove si riesce con difficoltà a dimostrare il reato di caporalato. La legge, inoltre, non comprende una punibilità per chi utilizza il caporalato”. Per Mininni, però, occorre tutelare anche gli immigrati che denunciano a rischio rimpatrio. “Apportando queste modifiche a questa legge che noi abbiamo tanto voluto – spiega Mininni -,
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