JIHAD, BUGIE E VIDEOTAPE
di Giuseppe Acconcia
Il Manifesto, 3 dicembre 2015
Escalation. Con un'iniziativa senza precedenti Mosca offre le prove degli illeciti rapporti tra Ankara e Stato islamico. E punta i missili sulla Turchia. Nel business del petrolio in cambio di armi sarebbe coinvolta la stessa famiglia di Erdogan. E ora Putin vuole la testa del presidente turco. Il Pentagono: "Assurdità". Mosca ha scoperto il vaso di Pandora degli affari petroliferi tra Ankara e Stato islamico (Is). Putin aveva già rivelato che l'abbattimento del bombardiere russo Sukhoi Su-24 servisse a proteggere i traffici petroliferi tra Ankara e Is. Secondo alcune stime, la produzione petrolifera complessiva dello Stato islamico, raggiungerebbe i 35-40 mila barili al giorno. Ma ieri i vertici militari russi in una conferenza stampa senza precedenti si sono spinti ad accuse ben più articolate.
Secondo il ministero della Difesa russo, la stessa famiglia di Erdogan sarebbe coinvolta direttamente nel business del petrolio che tiene in vita i jihadisti. Il vice ministro della Difesa, Anatoly Antonov, ha accusato la Turchia di essere il più grande acquirente del petrolio "rubato" da Siria e Iraq. "I leader turchi hanno dimostrato estremo cinismo. Guardate cosa stanno combinando!", ha tuonato Antonov. "Hanno invaso il territorio di un altro paese e lo stanno saccheggiando sfacciatamente", ha aggiunto.
Il riferimento, finalmente senza peli sulla lingua, è al finanziamento delle opposizioni al presidente Bashar al-Assad da parte di Ankara e poi all'imposizione unilaterale, con l'avallo della Nato, di una safe-zone turca nel Nord della Siria (Rojava). Soprattutto nella popolazione kurda questo atteggiamento ha prodotto un odio anti-turco senza precedenti sin dai tempi della conquista della città di Kobane (2014) da parte dello Stato islamico. Quel giorno è un segno indelebile nella mente del popolo kurdo perché non si sarebbe mai dovuto verificare, se Erdogan avesse avuto davvero a cuore le sorti del suo popolo. A questo punto i kurdi, nonostante non abbiano mai tifato per al-Assad, vedono nell'intervento russo l'unica chance per liberarsi dal controllo delle autorità turche.
Se Erdogan aveva promesso di dimettersi qualora fossero state presentate le prove del suo coinvolgimento con Is, definendo le accuse russe come "calunniose", ora dovrebbe lasciare subito il suo incarico, perché a rafforzare le evidenze inequivocabili dei legami tra Servizi segreti (Mit) e Is, costate il carcere ai giornalisti di Cumhuriyet, Can Dundar e Erdem Gul, cantano le prove aggiuntive prodotte dai militari russi. In ministero della Difesa russo ha fatto riferimento anche alle immagini satellitari che mostrano i camion che trasportano il petrolio di Is attraverso il confine tra Siria e Turchia. I camion hanno viaggiato verso due raffinerie turche e una in un terzo paese
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