CITTADINANZA, VIA LIBERA ALLA CAMERA. COSA CAMBIA, IN ATTESA DELL’ESAME DEL SENATO
www.cronachediordinariorazzismo.org - 13/10/2015
Con 310 voti favorevoli e 66 contrari, la Camera dei deputati ha approvato oggi il testo con le proposte di modifica alla legge 5 febbraio 1992 n. 91 in materia di cittadinanza. Un importante passo in avanti, atteso da più di tre anni. Un grande cambiamento positivo, “anche se la normativa non disegna la riforma auspicata”, sottolineano i membri della campagna L’Italia sono anch’io, che già nel 2012 raccoglieva e depositava in Parlamento oltre 200mila firme a favore delle modifiche normative.
Nonostante ci siano dei miglioramenti possibili a cui tendere, è indubbio che “la riforma approvata dalla Camera rappresenta un importante passo in avanti verso il riconoscimento dei diritti delle seconde generazioni”: lo sottolinea Mohamed Tailmoun, portavoce della Rete G2, impegnata da anni nel chiedere che la normativa non rimanga arroccata su posizioni ideologiche ma si adegui piuttosto all’attuale realtà sociale. E il testo approvato oggi alla Camera, se passerà al vaglio del Senato, cambierà davvero, praticamente, la vita di molte persone.
Ius soli temperato
Le bambine e i bambini nati in Italia da genitori stranieri otterranno la cittadinanza italiana solo se almeno uno dei genitori è titolare di permesso Ue per soggiornanti di lungo periodo (o di diritto di soggiorno permanente in caso di genitori cittadini di paesi Ue).
Ius culturae
I figli di genitori stranieri nati in Italia, ma i cui genitori non siano in possesso del permesso per lungo soggiornanti, oppure i minori arrivati in Italia entro il dodicesimo anno di età, potranno diventare cittadini italiani dopo aver frequentato regolarmente, per almeno 5 anni, uno o più cicli scolastici e formativi (se la frequenza riguarda un corso di istruzione primaria è necessaria la positiva conclusione dello stesso).
Per i minorenni giunti in Italia entro i 18 anni, l’ottenimento della cittadinanza è subordinato a sei anni di residenza regolare e alla conclusione di un percorso di istruzione con il conseguimento del titolo conclusivo. In questo caso il testo parla di cittadinanza ottenuta per “concessione”: si mantiene dunque salda una certa discrezionalità da parte dello Stato
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