LA STRAGE ANNUNCIATA
Dal Manifestp - Giovedì 12/02/2015
Luigi Manconi
La conta macabra va avanti inesorabile, ora dopo ora. Come in una tragedia classica, come in un canto popolare dei primi del Novecento («di tanta gente la misera fin/- padri e madri bracciava i suoi figli/ che si sparivano tra le onde del mar») o, ancor prima, come in un fosco dramma nibelungico (dove le onde davvero sembrano raggiungere il cielo). Ma siamo nel febbraio del 2015 e veniamo a sapere di centinaia di corpi raggelati, i nervi irrigiditi, i vasi compressi fino a spezzare il respiro e a fermare il cuore.
Un anno e mezzo fa, il 3 ottobre 2013, davanti a Lampedusa 366 morti; oggi oltre 300. E non ci si poteva aspettare niente di diverso. Sapevamo di essere in una sorta di tregua, dettata dalle condizioni meteorologiche, e che l'arrivo della primavera avrebbe portato altri naufragi. Siamo stati ottimisti e non c'è stato concesso tempo a sufficienza per preparaci ai nuovi lutti.
I quattro gommoni carichi di profughi, partiti dalle coste libiche, sono finiti da subito in balia delle onde; e i racconti dei sopravvissuti ci hanno restituito immagini di orrore.
Molte le ragioni di questa ecatombe, ma una balza agli occhi perché a lungo discussa, fatta oggetto di controversie e conflitti, sguaiatamente reclamata con argomenti indecenti e infine ottenuta. E, infatti, come non vedere il nesso tra la conclusione della missione " Mare Nostrum" e questa ennesima strage?
É vero che "i morti ci sono stati anche durante Mare Nostrum" (Angelino Alfano), e che sono stati probabilmente molti più dei tremila stimati. Ma il problema non è la contabilità di una strage ininterrotta e difficile da disinnescare in tempi brevi: è, piuttosto, quello di un soccorso che poteva esserci e non c'è stato, di una protezione fatta mancare, di una linea dì tutela della vita umana che inopinatamente. e da un giorno all'altro si è sfaldata. O meglio: è stata semplicemente cancellata.
La decisione del governo italiano di chiudere Mare Nostrum è stata determinata in primo luogo da considerazioni di natura economica agitate particolarmente da Lega nord e Forza Italia. Si è detto e ridetto che quella missione costava troppo. Ma non mi rassegno ad accettare che la prima ed essenziale replica a una simile contestazione - qual è il prezzo di una vita umana salvata? - sia squalificata come esercizio retorico o espressione demagogica.
Si tratta, piuttosto, di qualcosa che attiene al livello di civiltà che vorremmo connotasse il nostro Paese, e alla qualità della sua vita democratica. Il valore attribuito alla vita umana rivela qual è l'idea di Stato che coltiviamo e la natura del nostro sistema di cittadinanza e il significato di categorie come quella di legame sociale e quella di identità collettiva.

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