LA SPINTA DEI RIFUGIATI AL PIL
Corriere della sera, giovedì10/09/2015
Con i fondi dell'Ue e quelli del Viminale per l'emergenza a Vibo Valentia arriveranno otto milioni di euro
dal nostro inviato a Briatico (Vibo Valentia) Federico Fubini
Verso sud la vista dal residence «Raggio Verde» arriva fino a Stromboli, dall'altra parte domina il mare trasparente su Vibo. L'ultimo turista si è presentato quattro anni fa.
Il comune, già sciolto per mafia, ha smesso da un pezzo di pulire le strade. Non esiste un autobus per arrivare, un locale notturno nella zona, o un cameriere del posto che parli inglese. Zero prenotazioni, zero buste paga, fino a quando all'orizzonte sono iniziate ad apparire le navi in arrivo dalla costa libica. All'inizio nessuno aveva capito quanti posti di lavoro avrebbero portato.
Tra non molto al «Raggio Verde» alloggeranno 6o minorenni sub-sahariani e la prefettura coprirà i costi per assumere a tempo indeterminato un infermiere, uno psicologo, un assistente sociale, un custode e il direttore del centro di accoglienza. Il tempo stringe. L'ultima nave della Marina, quattro giorni fa, ha scaricato 230 migranti adulti e trenta bambini salvati al largo della Libia. In gran parte maliani e nigeriani. Prima ancora erano arrivati gli sbarchi della Marina svedese, di Médecins sans Frontières, una motovedetta del Liechtenstein, per un totale di 13 approdi e oltre 4.000 nuovi stranieri nella quarta provincia più povera d'Italia. All'arrivo i migranti hanno sempre bisogno di indumenti, forniti da un negozio di sport del centro che ha già fatturato seimila euro in più; di ciabatte per cinquemila euro, fornite da un languente magazzino di periferia; di migliaia di pasti a otto euro l'uno dal bar Cin Cin. Nel giorno di ogni sbarco il comune di Vibo Valentia, in dissesto, spende diecimila euro con fondi supplementari spediti del ministero dell'Interno.
Dopo 120 fallimenti nell'ultimo anno, in certi momenti questa può sembrare una città fantasma. Poi però si nota la complessione della clientela nei minimarket, gli ospiti di certi albergatori che stavano per gettare la spugna, o i nuovi inquilini in case sfitte da anni. Tutti migranti o rifugiati. Da qualche mese il più arretrato centro urbano della Calabria è diventato il laboratorio di un esperimento involontario che,
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