Europa/ venerdi’ vertice dei ministri degli interni a Bruxelles
E ADESSO I PROFUGHI RISCHIANO DI PAGARE LE ATROCITÀ DELL'ISIS
Il manifesto giovedì 19/11/2015
Carlo Lania
Le conseguenze degli attentati di Parigi rischiano adesso di ricadere pesantemente anche sulle decine di migliaia di profughi che cercano ogni giorno di entrare in Europa, vittime anche loro, seppure in maniera indiretta, dei terroristi dell'Is. Già in difficoltà nel ricollocare i richiedenti asilo tra i paesi membri, l'Unione europea dovrà presto fare i conti con le rinnovate resistenze di quei governi che finora si sono opposti alla sola idea di accogliere i migranti all'interno dei propri confini e che utilizzano la tragedia francese per rafforzare il loro rifiuto. Se si tratta di preoccupazioni eccessive oppure no lo si capirà venerdì prossimo, quando a Bruxelles si terrà il consiglio Gai - il primo dopo gli attentati -, dove i ministri degli interni dei 28 discuteranno di immigrazione e terrorismo.
Già il fatto che due questioni così cruciali per l'Europa vengano affrontate insieme non induce all'ottimismo. In più i segnali che arrivano dai paesi dell'est, da sempre i più duri nei confronti dei migranti, confermano che la discussione sarà a dir poco accesa. Il nuovo governo nazionalista che si sta formando in Polonia ha infatti già annunciato di non voler far fronte alla richiesta della Commissione europea di accogliere 7.000 migranti nei prossimi due anni. «Non è solidarietà il tentativo di esportare il problema creato da altri stati», ha detto la neo premier Beata Szydlo, con quello che sembra essere un chiaro riferimento alla cancelliera Merkel. Più esplicitamente il futuro ministro per gli affari europei, Konrad Szymanski, ha escluso «la possibilità politica di rispettare» gli impegni su ricollocamento dei rifugiati. Analogo il messaggio inviato a Bruxelles dal parlamento ungherese che due giorni fa, grazie anche ai voti degli estremisti del Jobbik, ha approvato una legge che permette al governo di ricorrere presso la corte di giustizia Ue contro le quote obbligatorie volute dalla commissione di Jean Claude Juncker.
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