UN ACCORDO FIRMATO SOTTO IL RICATTO DI ERDOGAN SUI RIFUGIATI
di Andrea Bonanni
La Repubblica, 30 novembre 2015
Restano grandi le distanze con Erdogan sui diritti umani calpestati e la libertà di stampa negata Mogherini ha ricordato la necessità di riavviare il processo di pace con i curdi.
Negoziare su tutto, non dire mai di no, guadagnare tempo, evitare temi controversi: messi sotto ricatto dalla Turchia, che controlla il rubinetto dei rifugiati, gli europei hanno applicato le regole base di qualsiasi buon negoziatore in una presa di ostaggi. Il primo vertice euro-turco si è concluso ieri a Bruxelles con l'adozione di un "action plan" che contiene molte promesse, tutte da verificare, in cambio dell'impegno turco a frenare l'afflusso di migranti irregolari verso le coste europee, anche quello tutto da verificare. Raramente, nella storia pur non lineare della diplomazia europea, la distanza tra le cose dette e le cose veramente pensate è stata più grande.
Gli europei promettono di dare tre miliardi ai turchi per aiutarli nell'accoglimento dei due milioni di rifugiati siriani. Ma chi dovrà mettere i soldi, come e quando, non è ancora definito. Altra promessa europea è la liberalizzazione del sistema dei visti di ingresso, che dovrebbe scattare a ottobre. Ma si tratterà solo di visti turistici per tre mesi. E, secondo il premier bulgaro Borisov, la liberalizzazione potrebbe essere ristretta solo ad alcune categorie professionali, come imprenditori o studenti turchi che vogliono venire in Europa. Infine Bruxelles si impegna a riaprire una serie di capitoli nel negoziato di adesione della Turchia alla Ue, bloccati da anni per il veto franco-tedesco. Ma, anche qui, la distanza tra l'apertura di un negoziato e la sua chiusura resta grande soprattutto se, come dice Renzi, "bisogna mantenere alta l'asticella" degli standard europei.
Non è che ai turchi queste reticenze ed ambiguità europee siano sfuggite. Ma il solo fatto di aver costretto i ventotto capi di governo dell'Ue a venire in questo vertice per dimostrare la loro volontà di ristabilire relazioni privilegiate con Ankara è una vittoria politica per il regime di Tayyp Erdogan, che si trova in questo momento sotto il fuoco di riflettori ben poco amichevoli. L'abbattimento dell'aereo russo,
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