LIBANO, QUASI 2 MILIONI DI PROFUGHI DALLA SIRIA: "IMPOSSIBILE ASSISTERLI TUTTI"
La ong Cesvi presta aiuto alle persone in fuga dalla guerra, dando la possibilità di svolgere lavori retribuiti e utili alla comunità. In tanti soffrono di malattie che necessitano di assistenza e cure, come diabete e cancro. Lombardi (cooperante): “Situazione drammatica”
da: www.agenzia.redattoresociale.it - 30 agosto 2015
BOLOGNA - La guerra ha ridotto le loro case a un cumulo di macerie e in moti casi si è presa anche gli affetti più cari. Senza più nulla e con la paura di rimanere vittime delle bombe, fuggono dalla Siria alla ricerca di una speranza e di una vita migliore oltre il confine con il Libano. Ma una volta oltrepassata la linea che separa i due Stati, ciò che attende le migliaia di profughi che ogni giorno si mettono in viaggio è una vita spartana in accampamenti di fortuna, tende o case abbandonate nei villaggi e nelle città libanesi. A oggi sono più di un milione i rifugiati siriani censiti dall’Unhcr, l’Alto commissariato delle Nazioni unite, che hanno lasciato Aleppo, Hamah, Homs e i tanti paesini sparsi lungo il confine con direzione Beirut. Ma le stime non ufficiali, vista la difficoltà nel riuscire a registrare tutti quelli che attraversano il confine, parlano di quasi due milioni di persone che hanno trovato riparo negli insediamenti gestiti da associazioni locali con l’aiuto di diverse ong internazionali. Una situazione al limite, che rischia di esplodere e creare tensioni in un Paese grande quanto l’Abruzzo, che conta circa quattro milioni di abitanti e che non riesce ad accogliere tutti i migranti in arrivo, fornendo loro l’assistenza necessaria: accesso alle strutture ospedaliere, servizi di accoglienza e inserimenti scolastici.
Secondo Chiara Lombardi, cooperante del Cesvi, una ong italiana presente in Libano con un progetto di aiuto per i rifugiati e la popolazione locale, la situazione è drammatica e il rischio è che a breve anche qui possano venir chiuse le frontiere, impedendo così l’accesso ad altre persone. “Ciò che facciamo in questa zona è tamponare un’emergenza – spiega Chiara Lombardi –. Ma non sempre si riesce a prestare aiuto a tutti. Sono stati tanti i profughi che lo scorso inverno sono morti di freddo e di stenti.
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