COMUNICATO

L’appuntamento

UN RIVOLUZIONARIO RIFORMISTA. PARLIAMO DI LUCIANO LAMA

Giovedì 18 febbraio un convegno sull’ex segretario della CGIL, per molti ancora oggi volto simbolo del sindacato

Bergamo, martedì 16 febbraio 2010

Lo aveva definito un “rivoluzionario riformista”, il giornalista Walter Tobagi. Si partirà da qui, da questa definizione per parlare di Luciano Lama, ex segretario della CGIL, ancora oggi per molti il volto simbolo del sindacato, uno dei protagonisti della storia italiana del dopoguerra.

La Biblioteca “Di Vittorio” della CGIL Bergamo, la Fondazione Gritti-Minetti di Bergamo e la Fondazione Di Vittorio di Roma organizzano per giovedì 18 febbraio a Bergamo (all'Associazione di Mutuo Soccorso, via Zambonate 33 , ore 17.30) un convegno alla presenza degli autori dei due ultimi libri apparsi sulla figura di Lama: Giancarlo Feliziani, autore di “Razza di comunista” (Editori Riuniti, 2009) e Maurizio Ridolfi, curatore di “Luciano Lama” (Ediesse, 2006).

Saranno due giornalisti, Piero Scaramucci già direttore di Radio Popolare, e Bruno Ugolini, che scrive per "L'Unità", a sollecitare i due autori sulla vicenda sindacale e umana di Lama ma anche sul clima generale dell'Italia tra gli anni Sessanta e Ottanta, senza dimenticare che le radici della formazione del sindacalista emiliano nascono nella sua partecipazione alla Resistenza.

Introducono l’incontro Carlo Ghezzi, Presidente della Fondazione Di Vittorio, Giovanni Barbieri, Presidente della Fondazione Gritti-Minetti , e Luigi Bresciani, segretario generale provinciale della CGIL di Bergamo.

Luciano Lama, nato a Gambettola (Forlì) nel 1921, è dal 1944 segretario della Camera del Lavoro di Forlì. Segretario dei chimici dal 1951 al 1957 e dei metalmeccanici dal 1957 al 1961, diventa segretario confederale nel 1962. Nel 1970 è eletto segretario generale della CGIL. La firma del Patto federativo (luglio 1972) con CISL e UIL testimonia il suo impegno per l’unità sindacale. Dalla metà degli anni settanta Lama e la CGIL devono affrontare momenti difficili: dalla contestazione studentesca all’attacco del terrorismo, dalla sconfitta alla Fiat nel 1980 alle vicende della scala mobile. Lasciato il sindacato nel 1986, è eletto al Parlamento prima nel Pci e quindi nel Pds. Muore a Roma il 31 maggio 1996.

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