L’Ufficio Vertenze CGIL di Bergamo vince una causa “storica”

IL TRIBUNALE DEL LAVORO BOCCIA UN CONTRATTO CERTIFICATO DALLA “COMMISSIONE TIRABOSCHI”

Ilardo, CGIL: “Altro che lavoro a progetto, era subordinato. I sostenitori del Collegato Lavoro ne prendano atto: se ci devono essere certificazioni, siano almeno serie”

Bergamo, sabato 22 maggio 2010

Non era un semplice contratto a progetto o di collaborazione autonoma. Quello finito al Tribunale di Bergamo era un contratto con una certificazione di legittimità, rilasciata dalla Commissione di Certificazione istituita presso l’Università di Modena e presieduta dal professor Michele Tiraboschi, noto giuslavorista e già allievo di Marco Biagi.

Il lavoratore assunto si chiama Adjei Clement, cittadino ghanese. Alla scadenza del suo contratto a progetto, dopo undici mesi di lavoro (da febbraio a dicembre 2008) presso la Cooperativa Isonzo Multiservices di Azzano San Paolo, si era rivolto all’Ufficio Vertenze CGIL di Bergamo per chiedere tutela. La sua mansione consisteva nel consegnare giornali alle edicole. Tutte le mattine fra le 2 e mezza e le 3 partiva con il furgone di proprietà della cooperativa per la consegna dei giornali e delle riviste in decine di punti vendita della Valle Seriana bergamasca.

“Quale autonomia della prestazione e quale tipo di progetto stanno dietro ad un’attività di trasporto e consegna di giornali?” si erano chiesti alla CGIL di Bergamo.

Il via libera all’inquadramento a progetto del lavoratore rilasciato dalla Commissione non era l’unico caso alla Isonzo. Si ricorda che la certificazione, introdotta con la legge 30/2003 poi ripresa dalla legge 276/2003, è la procedura che consente di attestare la “veridicità” dei contratti atipici, legittimando il rispetto dei criteri di ricorso previsti dalla normativa.

“Dopo che il lavoratore si è rivolto a noi, nel febbraio 2009, abbiamo avviato le procedure per il tentativo di conciliazione, non presso la Direzione Provinciale ma presso la stessa Commissione di Certificazione” spiega Carmelo Ilardo, responsabile dell’Ufficio Vertenze della CGIL di Bergamo che ha seguito la vertenza. “Naturalmente la Commissione istituita presso l’Università di Modena e presieduta dal professor Michele Tiraboschi non aveva alcuna intenzione di ammettere l’illegittima qualificazione del contratto a progetto che aveva certificato. Anzi il Presidente, nella veste di “conciliatore”, ha chiesto all’azienda se era possibile, pur non riconoscendo le contestazione del lavoratore e della CGIL, proporre una somma per la transazione. La Cooperativa non ha ritenuto di proporre alcuna somma per la conciliazione e ha ricordato allo stesso Presiedente che aveva avuto assicurazione proprio da lui in merito alla legittimità dei contratti stipulati e dell’inattaccabilità ai contenziosi (tant’è che ne aveva certificati circa 400 nel corso degli anni nel gruppo Cornali, a cui appartiene la cooperativa Isonzo). Così, il lavoratore e l’Ufficio Vertenze di Bergamo, con l’ausilio dello Studio dell’avvocato Boiocchi, si sono rivolti al Tribunale del Lavoro di Bergamo”.

Con una sentenza pronunciata il 20 maggio scorso, il Giudice Monica Bertoncini del Tribunale del Lavoro di Bergamo ha, dunque, sancito:

- il riconoscimento pieno, per il lavoratore, dell’esistenza di un rapporto di lavoro subordinato;

- la riassunzione del lavoratore con l’instaurazione di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato;

- il riconoscimento di tutte le differenze retributive per l’anno di lavoro (oltre 18.000 euro);

- il pagamento delle mensilità dalla notifica dell' impugnativa (circa 2 anni).

 

“Consideriamo questa vittoria in un certo senso ‘storica’, perché si boccia l’avvenuta certificazione di un contratto che a progetto proprio non poteva essere” continua Carmelo Ilardo. “I sostenitori del Collegato Lavoro ne prendano atto: se ci devono essere certificazioni, siano almeno serie. Questa è una vittoria rilevante e con un certo peso proprio all’interno del dibattito sul nuovo Collegato Lavoro, che il Presidente Napolitano ha rimandato alle Camere: se esso verrà approvato senza significativi miglioramenti, non ci permetterà più di smascherare gli abusi subiti dai lavoratori ricorrendo, come abbiamo fatto in questo caso, alla giustizia ordinaria. Si farà firmare, infatti, non solo la richiesta di certificare il contratto ma anche la rinuncia a difendersi. La CGIL sceglie la contrattazione come via maestra per la soluzione dei contenziosi ma non esclude, naturalmente, pur di tutelare i diritti dei lavoratori, il ricorso alle vie legali”.

“Ci auguriamo che la sentenza sblocchi la fase di stallo nella trattativa in corso con l’azienda Isonzo Multiservices proprio sui collaboratori a progetto attualmente in forza” commenta Mauro Rossi, segretario generale provinciale di NIDIL-CGIL, che interviene in merito ai lavoratori ancora attivi nella cooperativa. “L’estate scorsa, infatti, in seguito al risalto mediatico legato alle vertenze Isonzo molti collaboratori a progetto in forza, di fatto nella stessa condizione di Clement, si sono rivolti a noi. Da settembre si è aperto un confronto tra azienda e sindacato in merito all’inquadramento contrattuale dei circa 35 courier bergamaschi di Isonzo (tutti inquadrati con contratto di collaborazione a progetto). “La trattativa è in fase di stallo da qualche mese soprattutto per le condizioni generali del mercato dei courier che, secondo l’azienda, rischierebbero di portare fuori mercato Isonzo. La sentenza dimostra però che i problemi del mercato non possono essere pagati dai lavoratori (con inquadramenti contrattuali chiaramente irregolari). Vanno trovate pertanto soluzioni condivise che portino Isonzo e, più in generale, tutto il settore courier fuori da questa area grigia di false collaborazioni e false partite Iva, interrompendo questo circolo vizioso nel quale a pagare i prezzi sono solo i lavoratori. Alla luce di questa sentenza chiederemo ad Isonzo il ripristino del tavolo di trattativa”.

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