CGIL BERGAMO

NO ALLA CONTRORIFORMA DEL DIRITTO E DEL PROCESSO DEL LAVORO

GIORNATA DI MOBILITAZIONE NAZIONALE CGIL CONTRO IL DDL 1167B

A Bergamo un presidio lunedì 26 aprile davanti alla Prefettura in via Tasso

Bergamo, giovedì 22 aprile 2010

In tutt’Italia il 26 aprile la CGIL manifesterà contro i contenuti del Disegno di Legge approvato dal Senato all’inizio di marzo che prevede gravi cambiamenti in tema di processo del lavoro e arbitrato. Poi, il 28 aprile, si terrà una manifestazione a Roma davanti a Montecitorio, proprio nelle ore in cui è previsto l’approdo in aula del dibattito sul ddl, dopo la mancata firma del Presidente Napolitano e il rinvio al Parlamento.

Anche a Bergamo la CGIL si mobilita organizzando un presidio davanti alla Prefettura di via Tasso lunedì prossimo, 26 aprile, dalle ore 17.30.

Intanto, i primi emendamenti al ddl sono stati presentati dalla maggioranza e dal Governo in Commissione Lavoro della Camera. Secondo la CGIL, però, qualche modifica non basta per cambiare il senso di “una legge sbagliata che continua a mantenere punti evidenti di incostituzionalità” ha detto ieri Fulvio Fammoni, segretario confederale nazionale della CGIL, commentando le novità che potrebbero essere introdotte. “Prendiamo atto di questi primi cambiamenti che riteniamo anche frutto della nostra coerente iniziativa, ma la mobilitazione per cambiare una legge sbagliata prosegue e si rafforza”.

Tra i cambiamenti previsti dagli emendamenti, Fammoni sottolinea che “la clausola compromissoria non può essere stipulata per nessuna materia all’atto dell’assunzione e non solo per le controversie relative al licenziamento come previsto nella dichiarazione comune separata; Il licenziamento non può essere orale ma solamente in forma scritta; il lodo arbitrale non è più definitivo, ma può essere impugnato, anche se resta la pesante spada di Damocle di una possibile dichiarazione preventiva di accettazione di qualsiasi decisione arbitrale”.

Permangono per Fammoni misure ‘molto gravi’ come “la certificazione in deroga ai contratti collettivi nazionali di lavoro e i vincoli al ruolo del giudice del lavoro; il ricatto sui precari per la clausola compromissoria che non è certo attenuato da un rinvio di 30 giorni; nessuna schermatura sostanziale alla derogabilità di leggi e contratti,

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