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CGIL BERGAMO
Possibile motore di sviluppo “verde” in provincia
IL CASO DEL CRA-UNITA’ DI RICERCA PER LA MAISCOLTURA.
DAL CONVEGNO, UNA PROPOSTA: “Una cabina di regia per salvare e rilanciare il centro di ricerca, che deve restare a Bergamo”
Bergamo, lunedì 12 aprile 2010
Tutti d’accordo, l’Unità di Ricerca per la Maiscoltura deve continuare a funzionare e deve restare a Bergamo. Contro il rischio di spostamento-accorpamento, forse a Lodi, del centro di ricerca che dal 1920 si trova sul territorio bergamasco, si è svolto sabato un convegno organizzato da CGIL, CISL e UIL di Bergamo all’ex Borsa Merci.
Erano presenti i rappresentanti della Federazione Provinciale Coltivatori Diretti, dell’Unione Agricoltori della Provincia di Bergamo, della Confederazione Italiana Agricoltori e di Kilometro Rosso srl. Per conto dell’amministrazione comunale di Bergamo, c’era Alessio Saltarelli, assessore ai lavori pubblici. Hanno partecipato anche i parlamentari Antonio Misiani del PD e Gregorio Fontana del PDL e il consigliere regionale del PD, Maurizio Martina.
Dai lavori di sabato è emersa una proposta: quella di porre all’attenzione della Camera di Commercio di Bergamo il caso e costituire sul tema una cabina di regia con tutti gli attori interessati per individuare, sulla base della relazione fatta da Luigi Bresciani, le strategie per salvare e rilanciare il centro di ricerca di cerealicoltura di Bergamo.
Se l’Unità di Ricerca per la Maiscoltura dovesse lasciare il territorio di Bergamo si sarebbe persa un’occasione preziosa: quella di raccogliere i frutti di un lavoro d’avanguardia nel comparto agro-industriale, possibile motore di sviluppo per le industrie della provincia, con positive ricadute occupazionali.
Il mais potrebbe trovare, infatti, oltre agli impieghi tradizionali, un nuovo sviluppo nella “chimica verde” e potrebbe essere utilizzato in mercati diversi, dal chimico, al tessile, al farmaceutico, all’ambientale, all’energetico. Una risorsa importante per l’industria locale.
La relazione del segretario provinciale della CGIL Luigi Bresciani
Premessa
Il recupero di competitività nei confronti della concorrenza internazionale è per il nostro Paese uno sforzo necessario per mantenersi in equilibrio nell’ambito del sistema economico d’integrazione dei mercati: le capacità competitive della ricerca e delle imprese possono essere incrementate soprattutto dall’utilizzo di processi tecnologici, dalla creazione di prodotti innovativi e di qualità che siano vincenti sul mercato interno ed internazionale.
Le tecnologie genetiche innovative, benché nella loro fase di sviluppo iniziale, si sono rilevate una strategia essenziale per la soluzione di problemi assai diversi,
ma fra loro complementari, che riguardano la:
· necessità di creare e sviluppare un nuovo settore economico d’alto potenziale strategico che si occupi della progettazione e dello sviluppo biologico di nuove molecole di valore commerciale per l'industria agro-alimentare, bioenergetica, tessile, chimica e della salute;
· necessità di promuovere nuove conoscenze per la ricerca avanzata e creare strutture atte ad affrontare temi di ricerca strategici.
· necessità di aumentare la qualità, la competitività, la sostenibilità delle produzioni agro-alimentari ed industriali attraverso lo sviluppo di nuovi prodotti e di nuovi processi; il miglioramento dei caratteri qualitativi delle produzioni; la modifica delle piante coltivate in modo da consentire una riduzione dell’input chimico in agricoltura (resistenza a malattie, efficienza nell’uso delle risorse idriche e minerali) o lo sviluppo di materie prime con nuove caratteristiche (piante per produrre nuovi composti ad uso industriale e/o farmaceutico), l’incremento della sostenibilità economica ed ambientale dei diversi sistemi di produzione;
· necessità di accrescere la sicurezza alimentare avvalendosi di sistemi di tracciabilità e di diagnostica capaci di valutare, verificare e garantire le proprietà nutrizionali ed igieniche sanitarie degli alimenti;
· esigenza di promuovere l’innovazione del sistema industriale italiano, attraverso la partecipazione delle imprese private ai programmi di ricerca e la brevettazione delle scoperte scientifiche caratterizzate da possibilità applicative;
· esigenza di promuovere la nascita di nuove imprese per lo sfruttamento dei nuovi brevetti ottenuti con l’attività di ricerca, garantendo alle nascenti imprese l’integrazione con gli enti pubblici di ricerca;
· necessità di sviluppare piattaforme tecnologiche per la diagnostica ed il monitoraggio ambientale a tutela della salute dei consumatori.
L’economia bergamasca soffre di problemi strutturali ascrivibili al ritardo nella dotazione d’infrastrutture materiali e immateriali che si riflette in un’inadeguata innovazione nel campo della tecnologia produttiva, da cui consegue perdita di competitività (vedi il caso del settore tessile e la perdita di competitività di comparti chimici e agro-alimentari con scarso valore aggiunto).
Il modello economico di crescita del Paese, e della bergamasca in particolare, richiede un’azione congiunta operata dalle imprese e dalle Istituzioni locali per potenziare le reciproche sinergie con la creazione di un cluster (gruppo, struttura) di ricerca integrata adibito alla progettazione e allo sviluppo di strutture materiali ed immateriali al servizio della ricerca e dell’innovazione tecnologica nella bergamasca.
Tale cluster sarebbe da subito operativo, con un modesto investimento di capitale dilazionato nel tempo ed utilizzato, prevalentemente, per l’assunzione di personale qualificato, proiettando Bergamo nel panorama scientifico internazionale entrando immediatamente in rete con Centri di ricerca internazionali interessati a collaborare all’avvio di programmi comuni di ricerca (Paesi dell’Est europeo, Germania, Cina, India, Paesi dell’America Latina tra i quali il Venezuela, Canada, USA).
Il cluster creerebbe, inoltre, una rete di collaborazioni scientifiche per l’acquisizione di know-how e la creazione di joint ventures con Paesi d’insediamento di strutture produttive d’imprenditoria bergamasca che favorirebbero il contenimento di una futura concorrenza produttiva.
La maggior parte delle attività proposte sono già presenti in modo disorganico e non economicamente conveniente nel tessuto bergamasco: si tratta pertanto di recuperare le professionalità già esistenti collegandole in modo razionale ed economicamente produttivo presso un centro di ricerca, già provvisto delle necessarie infrastrutture, e collegato ai centri preesistenti.
Coniugando risorse già presenti sul territorio, Bergamo si doterebbe di un centro scientifico per l’innovazione e per il potenziamento dell’industria chimica e tessile del territorio, l’agricoltura, la sanità e l’ambiente in linea con i programmi comunitari di R&S.
Le tecnologie genetico-molecolari rappresentano uno degli esempi tipici dell’industria emergente ad elevata tecnologia e, in collaborazione con le attività intraprese da Kilometro Rosso, Università di Bergamo e Servitec completerebbero il panorama della ricerca necessario per l’innovazione dell’intero comparto produttivo dell’industria bergamasca.
Unita di Ricerca per la Maiscoltura – Il progetto
L’Unità di Ricerca per la maiscoltura di Bergamo è stata costituita nel 1920, grazie al contributo di enti e istituzioni locali. Dal 2004 è parte integrante del Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura (CRA), ente vigilato dal Ministero per le Politiche Agricole, Alimentari e Forestali (MIPAAF). Fin dall’inizio la stazione ha contribuito allo sviluppo della maiscoltura italiana con la creazione di varietà adatte alle condizioni pedo-climatiche nazionali e, nell’immediato dopoguerra, con l’introduzione e l’adattamento dei mais ibridi.
Il mais è anche una pianta preziosa perché assicura la materia prima da impiegarsi per una molteplicità di prodotti alimentari e industriali. E’ convinzione generale che la specie troverà nuovo sviluppo nei progetti di “chimica verde” e come risorsa energetica rinnovabile (biocarburanti).
Il mercato del seme del mais (270 milioni di euro in Italia, 1,7 miliardi di euro a livello europeo) veicola oggi l’innovazione nel settore sementiero e funge da volano ad altre colture, quali ad esempio, soia, frumenti, orticole.
Attualmente il centro bergamasco svolge attività di ricerca prevalentemente indirizzata al miglioramento genetico del mais. Particolarmente curato è il settore scientifico, che riguarda l’approccio genetico alla produttività. Questo, grazie all’enorme aumento della resa produttiva degli ibridi di mais oggi coltivati, che permette un rapido ammortamento del costo della ricerca per gli operatori.
L’obiettivo delle ricerche è rivolto alla crescita delle conoscenze scientifiche e tecnologiche dei processi produttivi delle piante per migliorarne l’adattabilità e la qualità e realizzare il trasferimento delle informazioni acquisite in prodotti commerciali innovativi.
Gli interessi scientifici ed operativi dell’Unità di Ricerca per la maiscoltura di Bergamo sono indirizzati a ricerche sia di base che applicate al miglioramento genetico del mais condotte nel quadro di progetti finalizzati d’interesse nazionale ed europeo. In particolare, gli attuali temi di ricerca e sperimentazione della Unità riguardano le problematiche agronomiche, la scelta varietale, il miglioramento genetico, la fisiologia della produzione, la genetica formale e quantitativa, la genetica biochimica, fisiologica e cellulare, la biologia molecolare e studi avanzati sull’organizzazione del genoma del mais.
Attualmente le risorse finanziarie per il funzionamento della struttura ammontano a circa 950 mila Euro, esclusa la quota di stipendi del personale di ruolo, disponibilità largamente carente per una proficua attività di ricerca e sperimentazione
Prospettive future
La Camera di Commercio e la Provincia di Bergamo, in collaborazione con altri Enti Territoriali (Regione Lombardia e Comune di Bergamo) ed imprenditori di importanza nazionale, hanno attuato negli anni recenti un programma di promozione di R&S e di potenziamento dell’innovazione tecnologica al fine di accrescere la competitività economica e produttiva dell’area bergamasca.
Il programma si è concretato con la creazione del Polo per l’Innovazione Tecnologica di Bergamo (Servitec) e del nuovo Parco Scientifico Tecnologico, Kilometro Rosso, la cui localizzazione è posta in un’area territoriale confinante con la sede di Bergamo dell’Unità di Ricerca per la Maiscoltura.
In particolare, “Kilometro Rosso” si prefigge di diventare un efficace supporto infrastrutturale per la valorizzazione della Ricerca e la diffusione dell’innovazione tecnologica, quale strumento di politica industriale e di cambiamento territoriale,
attivando un forte legame tra Ricerca Fondamentale, Ricerca Industriale, Sviluppo Tecnologico e Innovazione; ciò al fine d’innalzare la competitività delle imprese, attrarre iniziative di eccellenza nella R&S, e sviluppare attività nei settori tecnologici prioritari ed emergenti con positive ricadute economiche ed occupazionali.
L’Ente Camerale e la Provincia di Bergamo sostengono da anni con risorse finanziarie l’Unità di Ricerca per la Maiscoltura di Bergamo; tale struttura è, peraltro, nata dagli Enti locali e quindi particolarmente cara al territorio come esempio di lungimiranza culturale e produttiva. Il sostegno all’Unità di Maiscoltura è stato concesso per la consapevolezza dell’importanza strategica che tale Istituto riveste in un territorio ad alta densità di imprese agricole, agro-alimentare e industriali la cui competizione in ambito internazionale è mantenuta grazie alla continua introduzione in azienda di innovazioni scientifiche e tecnologiche.
La proposta
Nell’ambito della nuova ipotesi di riorganizzazione delle articolazioni e funzionalità del rete di ricerca del CRA è proponibile, a nostro parere, il rilancio e lo sviluppo, presso la sede di Bergamo della Maiscoltura, di un Centro specializzato dedicato all’innovazione vegetale a sostegno del comparto agro-industriale (chimico, tessile, bioenergeico e della salute) come strumento di ricerca conoscitiva, creativa e diagnostica. Una serie di valide ragioni possono essere elencate a favore di questa proposta:
· è già conosciuta dalla comunità scientifica internazionale che si riferisce ad essa come interlocutore autorevole nella definizione delle collaborazioni di ricerca finanziate dalla UE;
· possiede competenze scientifiche e strutture idonei ad accogliere, con un modesto intervento di ristrutturazione, la crescita di dinamici gruppi di ricerca;
· è geograficamente sita in uno degli ambienti più accessibili ai partners di ricerca europei, data la vicinanza agli aeroporti di Linate, Orio al Serio, Malpensa e all'autostrada Milano-Venezia;
· è disposta in un’area strategica della produzione agricola nazionale;
· è collocata all’interno di un’area ad altissima dinamica di sviluppo economico-industriale e dove esiste una alta concentrazione di industrie chimiche, di trasformazione agro-alimentare, agricole orticole per colture pregiate che sono le prime beneficiarie delle innovazioni prodotte dalle ricerche;
· è all’interno della massima concentrazione nazionale di R&S: nel raggio di 50 Km è presente 1/3 della ricerca italiana pubblica e privata. Molti di tali Enti sono attivi nel campo della genetica, della biochimica e delle biotecnologie vegetali; con essi, pertanto, è possibile sviluppare sinergie importanti a livello nazionale e locale
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· è prossima all’area del Parco Scientifico e Tecnologico (Progetto Kilometro Rosso) e del Polo per l’innovazione tecnologica (Servitec di Dalmine). Ciò permetterebbe di sviluppare importanti sinergie atte a promuovere l’avvio di iniziative private in un settore emergente dell’economia mondiale;
· è collocata in prossimità d’importanti centri di ricerca nel settore biomedico (Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri) e sanitario (Laboratorio di Terapia Cellulare e Genica “G. Lanzani” e Ospedali Riuniti di Bergamo) che favorirebbero l’instaurarsi di positive interazioni tra biomedicina e bioscienze vegetali. Inoltre, l’Università di Bergamo ha mostrato interesse per l’attivazione di corsi di alta formazione nel settore delle Scienze biologiche ed ambientali avvalendosi di collaborazioni operative con l’Unità di Ricerca per la maiscoltura di Bergamo.
In conclusione, si suggerisce che il rilancio ed il potenziamento di un Centro specializzato del CRA in attività di ricerca avanzata nel settore dell’innovazione genetica dei vegetali rappresenta un traguardo strategico importante sia a livello nazionale sia a livello locale non esistendo nulla di simile in Italia.
Poiché l’ambito territoriale interessato è ad elevata densità d’imprese agricole ed industriali, di cui Bergamo è un esempio indicativo, il Centro avrebbe la funzione di:
- dotare il Paese di struttura tecnologica di rilievo europeo di cui non esiste simile in Italia,
- sostenere la formazione di nuove imprese dedicate ad attività d’innovazione tecnologica trasversale ai comparti chimico, tessile, farmaceutico, ambientale
- accrescere la redditività in agricoltura favorendo il collegamento della stessa con diversi settori produttivi
- promuovere l’occupazione nel settore dell’innovazione tecnologica, con positive ricadute sia economiche sia occupazionali.
Il nuovo Centro sarebbe nelle condizioni ideali anche per agire da interfaccia dedicata a dialogare con le strutture regionali e delle organizzazioni dei produttori e consumatori, per il trasferimento delle conoscenze e delle innovazioni che mirano a: valorizzare il Centro di maiscoltura esistente; ri-orientare tecnologicamente e incentivare l’interesse privato territoriale aprendo la strada ad una collaborazione pubblico - privato di grande interesse (programmazione e gestione unitaria con strutture complementari di enti diversi: ERSAF, Provincia, CCIAA, Unione agricoltori, Coldiretti, Unione Industriali, imprese pubbliche e private, Università); trasferire tecnologia e promuovere competitività.
Il CRA-MAC si trova in via Stezzano, 24 a Bergamo (tel. 035313132) e-mail: mac@entecra.it
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