BRESCIA

IL RICORSO PRESENTATO DA CAMERA DEL LAVORO E FLC CGIL

Soli delle Alpi, condannato il Comune di Adro. Galletti: «Sentenza importante a difesa della scuola pubblica laica»

Il ricorso presentato l'11 ottobre scorso dalla Camera del Lavoro di Brescia e dalla Flc Cgil sui Soli nelle Alpi nella scuola è stato accolto dal giudice del lavoro, il quale questa mattina ha depositato una dettagliata sentenza di condanna dell'operato del Comune governato dal sindaco della Lega Nord Oscar Lancini.

Nella sentenza il giudice rileva che «è emerso in modo chiaro che la diffusione dello stemma del sole delle alpi è avvenuto senza che vi fosse non solo l'assenso del dirigente scolastico, ma tenendolo addirittura all'oscuro di tale iniziativa ad opera di soggetti non identificati ma su indicazione dell'Amministrazione di Adro». Il giudice rileva anche che «non è provato il carattere identitario tra simbolo e comunità locale (la linea difensiva dell'Amministrazione) mentre al contrario diversi elementi protano ad affermare che è chiaro il legame identitario tra il simbolo del Sole delle Alpi e la Lega Nord.

Partendo da tale premessa, il giudice sottolinea che, con il mantenimento di tali simboli, «si tratta di operare in un ambiente che si connota per una sorta di vero e proprio inquinamento con segni partitici e lo si satura in modo da imporre (secondo metodi invasivi, ben noti agli studiosi di processi mediatici) nella coscienza - questa sì non pienamente formata - dei discenti, per di più di tenera età, di un'identità tra scuola e simbolo partitico, ossia un'espressione di una particolare visione della società e del sistema di regolazione dei rapporti sociali». E, di conseguenza, «in tale prospettiva la possibilità per il docente di operare in un ambiente laico è in modo radicale pregiudicato».

Il giudice osserva inoltre il fatto «che la presenza del simbolo sia percepito come elemento estraneo al contesto scolastico, quindi, è di solare evidenza» e che «la rimozione fisica e la copertura con adesivi dei simboli non consente di ritenere che gli effetti della condotta discriminatoria siano rimossi e vanificati»

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