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Sicurezza sul lavoro - Ministro Tremonti: sono ben altri i lussi che “non possiamo permetterci”…

COMUNICATO STAMPA

Anche ieri nel nostro paese purtroppo non sono mancate le quotidiane vittime del lavoro: infatti in diversi incidenti tre lavoratori sono morti e altri due sono stati gravemente feriti.
Ma lavorare in sicurezza, secondo quanto previsto da leggi come la 626, per il Ministro Tremonti è “un lusso che non possiamo permetterci. Sono l'Unione Europea e l'Italia che si devono adeguare al mondo": a poche ore dalle ennesime tragedie, queste le sue parole dal palco del “Berghem Fest” di Alzano Lombardo, durante un dibattito sul tema delle riforme e del federalismo.
Tutti gli anni in Italia muoiono più di mille lavoratori e un milione si infortunano.
Nel 2009, secondo quanto affermato da Franco Lotito, Presidente del Consiglio di Indirizzo e Vigilanza dell'Inail, in Italia si sono verificati 90.000 infortuni, 1.050 dei quali mortali (177 solo in Lombardia) e il cui costo si aggira intorno ai 30 miliardi di euro: un costo puramente economico, che non tiene conto delle sofferenze che gli infortuni infliggono ai lavoratori e alle loro famiglie, un costo a cui si dovranno aggiungere quelli che le ricadute delle malattie professionali hanno sulla società.
Nella sola Lombardia, nel corso dei primi sette mesi del 2010, si sono già verificati 48 incidenti mortali.
E tutto questo in vigenza del Testo Unico sulla Sicurezza, di cui, a quanto pare, dobbiamo informare il Ministro: la legge 626 è infatti stata sostituita dal Testo Unico in materia di sicurezza sul lavoro, Decreto Legislativo 81/2008 e successive integrazioni…
Questi dati da soli sono la risposta alle provocatorie parole di un Ministro della Repubblica che, al di là del solito teatrino delle smentite postume, ha messo di fatto a rischio la vita dei lavoratori: quanti, dopo queste parole, si sentiranno ora autorizzati a ridurre le tutele sulla salute e la sicurezza dei lavoratori?
Florindo Oliverio, Segretario Generale FP CGIL Lombardia, dichiara che «Resta il forte il sospetto che queste affermazioni siano il preludio a una qualche iniziativa del governo tesa alla manomissione o, peggio, all'abolizione del Testo Unico sulla Salute e Sicurezza nei luoghi di lavoro.
Questa operazione non ci stupirebbe visto che siamo di fronte a un governo che considera il lavoro unicamente come costo e mai come valore sociale. Un governo che non tutela la dignità dei lavoratori e che anzi vuole smantellare lo Statuto dei diritti dei lavoratori e abrogare l'art. 41 della Costituzione. Un governo che sta cercando di trasformare, insieme a Confindustria, il mondo del lavoro in terra senza leggi e diritti. Per questo la Costituzione, le norme, i contratti nazionali e i sindacati sono visti come pesanti orpelli da eliminare e la deregolamentazione diventa la bandiera per favorire una competitività unicamente legata agli interessi aziendali e imprenditoriali e a uno sviluppo che è quanto di più distante dal progresso e dalla democrazia.
Nel nostro paese, anche grazie alle lotte degli ultimi trent’anni delle lavoratrici e dei lavoratori e delle organizzazioni sindacali si è affermata una legislazione per la tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro che molti paesi, non solo europei, ci invidiano. Una conquista di alto profilo sociale. Nonostante ciò, le morti bianche continuano e gli infortuni, con le conseguenti inabilità, segnano ancora numeri importanti. Occorre quindi l’impegno di tutti: imprese, parti sociali, istituzioni, lavoratori, a operare per consolidare la legislazione e far crescere una cultura ‘non burocratica’ ma fattiva della tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Altro che lusso! Lavorare in sicurezza è un diritto, in una società moderna e democratica, ed è un dovere dello Stato garantirlo».

Milano, 27 agosto 2010
 

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