CGIL BERGAMO

La legge sulla sicurezza nei posti di lavoro, un lusso?

BRESCIANI-FRATUS, CGIL: “DI INAUDITA GRAVITA’ LE PAROLE DEL MINISTRO TREMONTI AD ALZANO”

Bergamo, giovedì 26 agosto 2010

Dopo le parole sulla 626, la legge sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, pronunciate ieri sera alla Bérghem fest dal ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, Luigi Bresciani, segretario generale CGIL di Bergamo, e Luciana Fratus, segretaria provinciale e per la segreteria responsabile proprio delle politiche sulla sicurezza, intervengono sul tema.

“Alla festa della Lega Nord ad Alzano Lombardo il ministro Tremonti ha dichiarato che “robe come la 626 sono un lusso che non possiamo permetterci e l’Italia si deve adeguare al mondo”. L’articolo della stampa locale che riporta queste dichiarazioni non dice se il pubblico ha contestato o applaudito il ministro. Qualche ora più tardi, però, il suo portavoce ha sentito il bisogno di precisare che le parole di Tremonti sulla legge 626 e sulle regole eccessive erano riferite “alla giurisdizione europea e alla sua estensione eccessiva rispetto all'obiettivo sulla sicurezza del lavoro, che resta invece essenziale”. La legge 626, notoriamente, è una norma (o meglio, è stata, dato che ormai i suoi contenuti sono stati convogliati nel Testo Unico per la sicurezza, legge 81/2008) dell'ordinamento italiano che più volte il centro destra ha tentato di stravolgere.

Le parole del ministro sono di una gravità inaudita proprio di fronte al fatto che in Italia si fa ancora troppo poco per la sicurezza sul posto di lavoro.

Nelle aziende e nei cantieri si continua a morire senza tregua ed il ministro chiede di allentare la normativa già insufficiente. Sul tema della prevenzione degli infortuni troppo spesso si fanno chiacchiere e poche azioni concrete. Solo pochi giorni fa l’Inail presentava i dati sull’andamento infortunistico del 2009, che secondo l’Istituto avrebbero registrato una forte riduzione degli incidenti nei cantieri, numeri che di fatto non rappresentano la verità. In questo anno di crisi, infatti, con la riduzione delle ore lavorate e degli addetti impiegati, i morti, ad esempio nell’edilizia, sono aumentati del 15%. Nella sola provincia di Bergamo da metà maggio a metà luglio si sono verificati 12 infortuni alcuni dei quali molto gravi. Il nostro conteggio non è un esercizio di matematica, ma un grido di allarme che continua a restare inascoltato. Gli ispettori del lavoro e Asl in Italia sono meno di 3mila in tutto: con un organico così limitato come si può garantire un’azione di prevenzione vera e di contrasto alle irregolarità?

Se le imprese rischiano un’ispezione mediamente ogni 30 anni, non sono forse stimolate a rischiarsela anziché spendere qualche soldo per mettere in sicurezza l’azienda e i cantieri? Se si vincono gli appalti con il 60% di ribasso, dove si risparmia se non sui salari e sulla sicurezza dei lavoratori? Se si elimina nei lavori privati l’obbligo del Durc, strumento che consente di verificare la qualità del lavoro, come si può contrastare le imprese irregolari? Dobbiamo fare tutti di più per far crescere una cultura della sicurezza, ma senza un’azione forte del Governo sul piano delle regole, dei controlli, del contrasto all’irregolarità, delle sanzioni certe, quella cultura ha poche speranze di tradursi in realtà”.

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