non solo quando viene svolto da immigrati, con il consenso dei datori di lavoro, che quasi sempre sono italiani.
Se il Sindaco di Vidigulfo, come ogni altro, avesse a cuore l’emersione dalla ”clandestinità” dovrebbe chiedere, per chi lavora, la concessione del permesso di lavoro.
Otterrebbe, con questo solo provvedimento, la diminuzione numerica dei clandestini, l’emersione del lavoro nero, l’estensione dei diritti contrattuali per i/le lavoratori/trici ed il pagamento delle tasse da parte dei datori di lavoro e dei lavoratori regolarizzati.
Ma temiamo che quello che anima il Sindaco di Vidigulfo, come ogni altro, non sia la soluzione del problema, ma la propaganda ideologica contro gli immigrati, compresi quelli regolari che, con l’accordo di integrazione (permesso a punti) lo Stato definirà le condizioni per l’accettazione della loro presenza in Italia.
Diventerà obbligatorio la conoscenza della lingua italiana e della Costituzione (e avremo cittadini stranieri che conosceranno il nostro diritto fondamentale e cittadini italiani che non sapranno nemmeno recitare l’art.1 della nostra Costituzione) e verranno introdotte ulteriori limitazioni al ricongiungimento familiare.
Siamo in presenza di una nuova stretta contro gli immigrati, regolari e non, e sarebbe bene, per chi ha la responsabilità di governare, dalla comunità più grande, il Paese, a quella più piccola, un Comune, decidere di mettere in fila e scegliere le priorità sociali, che in tempo di crisi e con i tagli alle Istituzioni locali decisi dal Governo, peggioreranno la vita dei singoli cittadini e delle famiglie meno abbienti.
Altro che immigrazione.
Lella Galli Segreteria Cgil
Franco VanzatiUfficio Politiche Sociali/Immigrazione