Istituto Bergamasco per la Storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Bergamo, Biblioteca “Di Vittorio” CGIL e Fondazione Bergamo nella Storia

La mostra “Gli altri”, nell’ex convento di San Francesco in Città Alta

EMIGRANTI D’ALTRI TEMPI E IMMIGRATI DI OGGI: CHI DA BERGAMO È PARTITO E CHI, INVECE, CI È ARRIVATO

Venerdì 10 dicembre, i fotografi Balena e Giussani incontrano i visitatori

Bergamo, lunedì 6 dicembre 2010

Chi è finito in Francia, in Belgio, ma anche in Asia, Africa, Australia. Partito come boscaiolo, poi diventato esperto tagliatore di canna da zucchero o minatore alla ricerca d’oro: sono gli emigranti bergamaschi del secolo scorso, quelli che lasciarono una provincia ora diventata destinazione dei migranti di oggi.

Una mostra aperta fino al 27 febbraio nelle sale del Museo Storico di Bergamo Alta li mette in dialogo, attraverso un allestimento fotografico suggestivo: facce di allora e facce di oggi, contrappunto le une delle altre.

L’esposizione si chiama “Gli altri. La transizione del territorio bergamasco da luogo di emigrazione a luogo di immigrazione” è stata curata dall’Istituto Bergamasco per la Storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Bergamo (Isrec), dalla Biblioteca “Di Vittorio” CGIL e dalla Fondazione Bergamo nella Storia. I primi due istituti attraverso una raccolta paziente che dura da anni hanno accumulato immagini antiche che documentano le vie migratorie dei bergamaschi del passato. Del tutto nuove, anzi commissionate ad hoc, sono invece le immagini dei migranti in arrivo, quelli che qui hanno deciso di fermarsi.

I due fotografi del progetto, Roberto Giussani e Isabella Balena, incontreranno i visitatori della mostra venerdì prossimo, 10 dicembre, alle ore 17.30 nella sala Capitolare del Museo Storico.

“Ci siamo proposti di rappresentare le migrazioni attraverso le immagini dei volti e, con l’aiuto delle storie che le didascalie suggeriscono, abbiamo immaginato un dialogo tra coloro che a Bergamo nacquero per poi partire e coloro che, invece, qui si sono stabiliti” spiega Eugenia Valtulina, responsabile della Biblioteca “Di Vittorio” e una delle curatrici della mostra. “’Le mille storie di chi fa la storia senza saperlo’, aveva scritto una volta Gian Carlo Pajetta, parlando delle vite delle donne e degli uomini che hanno fatto il nostro paese, lottando nelle battaglie per i diritti politici e sindacali, combattendo il fascismo e partendo per l’estero, a cercar fortuna e risorse. Chi è andato e chi è arrivato, chi si è fermato altrove per sempre e chi spera di poter rientrare. Perché, come dice Samir, operaio algerino che vive in Val Seriana, “il libro della vita è scritto già prima di nascere, alcuni fanno fortuna in cinque anni, altri in venti non riescono a combinare niente…io ci sto riprovando””.

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