FENEAL-UIL FILCA-CISL FILLEA-CGIL BERGAMO

LA CRISI E L’EDILIZIA, “ANCORA NON È FINITA”: IN TRE ANNI PERSI CIRCA 3.700 POSTI DI LAVORO. DATI E TENDENZE DEL SETTORE IN BERGAMASCA.

Bergamo, venerdì 30 luglio 2010

L’edilizia bergamasca è ancora nell’occhio del ciclone e i cantieri languono sotto i colpi durissimi della recessione. È fosco il quadro tratteggiato oggi dai tre segretari generali provinciali dei sindacati di categoria Duilio Magno per la FENEAL-UIL, Gabriele Mazzoleni per la FILCA-CISL e Angelo Chiari per la FILLEA-CGIL che hanno incontrato, dati alla mano, stampa e tv locali.

“In tre anni abbiamo perso circa 3.700 posti di lavoro” ha detto Angelo Chiari, segretario generale provinciale della FILLEA-CGIL. “Dopo 12 anni di crescita continua, anche il nostro settore è stato colpito dalla crisi. Lo scorso anno, quando abbiamo presentato le elaborazioni dell’andamento del settore, pensavamo che ci sarebbe stata una ripresa in primavera. La crisi, invece, è continuata, colpendo duro anche l’edilizia. Si pensi che nell’ultimo anno cassa, quello in corso e da noi calcolato dall’ottobre 2009 al giugno scorso, erano 500 in meno le imprese iscritte alla Cassa Edile e ad Edilcassa in bergamasca rispetto al periodo ottobre 2007-giugno 2008. Inoltre, quest’anno abbiamo raggiunto quasi un milione e 400mila ore di cassa integrazione richieste dal settore, con un aumento del 210% rispetto a tre anni fa”.

Queste sono alcune delle cifre illustrate oggi e relative alle variazioni del numero di lavoratori iscritti a Casse Edile ed Edilcassa, di imprese iscritte, di ore lavorate e di ore di cassa integrazione richieste.

I dati presentati sono relativi all’”anno cassa” ottobre 2009-giugno 2010 (con un confronto con lo stesso periodo di 2007-2008 e 2008-2009), ma è stata fornita anche una comparazione fra i dati del mese di giugno del 2010, del 2009 e del 2008.

“Ora, sarà difficile che la ripresa arrivi nella stagione naturalmente meno favorevole al settore, cioè quella invernale” continua Chiari. “Speriamo in un rallentamento dell’emorragia di perdite in autunno e in una ripresa vera dal marzo prossimo. In questa fase della crisi ritengo di dover richiamare in particolare gli enti pubblici alle loro responsabilità nella gestione degli appalti delle opere: chiediamo serietà nell’affidamento degli appalti. Non è possibile, infatti, che a vincere siano imprese che operano il 30, il 40 o il 50% del ribasso. Quello che sta accadendo è che le imprese virtuose e che rispettano le regole restano sistematicamente fuori dai cantieri pubblici, appaltati al massimo ribasso. Il rischio vero è che dalla crisi riescano a salvarsi solo le imprese che giocano sporco. Ci troveremo con un settore malato e pieno di irregolarità”.

“Continua il calo del lavoro, continuiamo a perdere addetti e diventa difficile salvaguardare legalità e trasparenza, anche in un settore dove ci siamo sempre sforzati, attraverso il CPT e la Scuola Edile, di stimolare la maturazione del senso di responsabilità e di lotta al lavoro nero” ha aggiunto il segretario generale provinciale FENEAL-UIL Duilio Magno, che è anche vice-presidente della Scuola Edile. “Siamo inermi e la grave crisi del nostro settore, con migliaia di lavoratori che restano a casa, sembra non faccia scalpore. 3.700 lavoratori che perdono il posto in tre anni: è come se fossero state chiuse 7 grandi fabbriche. La prima fabbrica è l’edilizia, soprattutto nella nostra provincia. Perdere il settore edile significa perdere su tutto il fronte economico. Inoltre, ci accorgiamo che in questa fase di crisi chi paga di più non sono certo le imprese irregolari, al contrario”.

“Anche a livello nazionale le perdite sono fortissime, 200mila posti in tutto il Paese” dice Gabriele Mazzoleni, segretario generale provinciale della FILCA-CISL. “La politica su questo fronte ha fallito, deve sentirsi parte in causa del collasso. Serve un federalismo di responsabilità che deve essere capace di riconoscere le urgenze e le strategie, coordinandosi con le parti sociali. Siamo in un settore dove spesso si lavora sui massimi ribassi, dove sono inesistenti i premi per le imprese virtuose, che investono in ricerca e innovazione e che, però, sono state illuse. La colpa è di una politica miope e cialtrona. In questi anni di crisi noi sindacati non vogliamo lasciare nulla al caso: abbiamo sollecitato l’ANCE affinché al rientro dalla pausa estiva ci si incontri ad un tavolo per valutare e gestire la situazione. La crisi è pesante e al momento non vediamo prospettive”.

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